
Merisio, nome d’arte di Federico Mattera è nato a Orbetello (GR) nel 1992
Ha frequentato il Liceo Artistico e, dopo aver abbandonato la pittura per dieci anni, nel 2019 ha inaugurato un nuovo percorso creativo che lo ha condotto brevemente al successo della critica e l’apprezzamento del pubblico.
Il suo nome d’arte, Merisio, indica il riferimento culturale privilegiato: Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. La pittura di Merisio evoca una forma d’arte che si nutre della memoria di un passato vasto e articolato, che dal barocco si spinge fino al neoclassicismo, al simbolismo e alla metafisica novecentesca.
Caravaggio, in ogni caso, resta il riferimento principale per costruire pittoricamente queste icone della fisicità, della bellezza e del tormento. La predilezione di Merisio per la perizia dell’esecuzione tecnica, e per le caratteristiche formali come le luci dirette, crude, rivelatorie e per la realtà riprodotta fedelmente nei dettagli, sono gli elementi che lo legano maggiormente al grande maestro lombardo. In Merisio, però, non c’è il crudo realismo di Caravaggio, la sua realtà cupa e violenta. Le immagini di Merisio sono infatti misteriose e pacate, espressioni di una visione del mondo elegiaca e placida, e se lo stile evoca quello del maestro, il procedimento è inverso: Caravaggio parte dal reale per esaltarne sempre e comunque la vivida concretezza, Merisio parte dall’elemento simbolico per incarnarlo in figure vere e prive di evanescenza, ma idealizzate. E così, nelle opere di Merisio prende corpo e vita un’umanità nuda (privare di indumenti le figure vuol dire consegnarle a una dimensione astorica ed eterna) quasi sempre senza volto, quindi misteriosa e sfuggente, e sublimata, perché dotata di epidermidi levigate e ripiegata in contorsioni anatomiche di manierata e irreale compostezza.
Il mondo di figure allegoriche di Merisio (angeli, demoni, oracoli…) e di allusioni metaforiche (il tempo, l’abbandono, i legami…) rimandano ad uno stile che crea una realtà surreale, un mondo nascosto e inquieto, assetato di quella magia che è illusione di verità e realtà della finzione; vale a dire di quel sortilegio acronico che è alla base di ogni arte. Mitologia, mito, sacro, onirico e inconscio concorrono a definire questi corpi in metamorfosi attraverso una viscerale inquietudine e una straordinaria sublimazione dell’erotismo, motore dell’eleganza e della verità.
Per Merisio l’arte deve essere comprensibile, fruibile, deve fornire alla gente gli strumenti per rifiutare ciò che è imposto. E prima di tutto deve essere, ora e per sempre, bella.