
Filippo Bernabei nasce a Faenza (Ravenna) il 25 agosto del 1984.
Fin da piccolo amante di fumetti, animazione e grafica comincia ad intraprendere questa vena artistica dedicandosi a uno stile tendenzialmente cartoon, evidenziando nell’immediato una personalità ironica e sarcastica che esalta una società confusa dal caos.
Autodidatta, non vorrà mai avere nessun tipo di influenza accademica e stilistica; l’arte viene vissuta come una pratica che deve essere completamente libera da preconcetti di ogni tipo, senza vincoli e limiti dell’espressione umana.
Viaggia e vive in diverse parti del mondo come Londra e Roma, facendo le sue esperienze, vivendo a pieno, soprattutto nelle periferie ascoltando le nuove tendenze musicali che hanno sempre ispirato e fatto parte dei titoli delle sue opere.
Il suo percorso artistico è una specie di diario della sua vita interiore, uno scavare continuo all’interno del proprio inconscio, un mondo del non senso, nell’intimità del proprio essere, nella purezza del sé, nel rispetto delle proprie domande e incertezze, nello sperimentare. La sua prima fonte di ispirazione richiama l’infanzia, il ritorno di una fase primordiale dell’essere, nel quale la razionalità non interferisce con la creatività, tende dunque a delle forme elementari mantenendo intatta l’ispirazione infantile.
Di conseguenza parliamo di un’arte grafica, iconica costituita da ideogrammi e simboli semplici, da schemi compositivi elementari ma altrettanto comunicativi.
Si nota una ripetizione ossessiva di certi temi come il viso stilizzato (“too many faces”, come il suo profilo social), espressione dell’ansia e dell’inquietudine di un mondo sovraffollato, altrettanto vale per altri elementi come le croci, le stelle e i cerchi che sgusciano dal proprio inconscio come ansie che battono alla porta nella mente.